I cani e i gatti possono essere vegani?
Cerchiamo di rispondere a questa domanda facendo un passo indietro e parlando rapidamente della domesticazione.
La domesticazione è un processo evolutivo che ha portato i nostri cani e i nostri gatti ad essere gli animali che oggi conosciamo e che abitano le nostre case.
Il lupo (Canis lupus), il più probabile progenitore del cane domestico, ha avuto un’evoluzione assai diversa da quella del gatto (Felis catus): il primo, a differenza del secondo, si è infatti adattato molto meglio all’uomo e al suo stile di vita.
Il lupo è sempre stato un animale cooperativo, viveva in branchi ed era abituato a mangiare i resti alimentari degli uomini. Il gatto, al contrario, veniva utilizzato dall’uomo come cacciatore: la sua funzione all’interno della comunità era quella di difendere le provviste dai roditori, rimanendo pertanto piuttosto indipendente dall’uomo.
Una prova di tale circostanza ci è data dal fatto che i nostri cani, al contrario dei lupi possiedono l’amilasi ovverosia l’enzima che permette la digestione degli amidi. Questo enzima è codificato da un gene poco espresso (e che non è presente in tutte le razze canine), ma che in ogni caso ci fornisce una dimostrazione dell’evidenza secondo cui i lupi si sono abituati a mangiare ciò che l’uomo avanzava (tra cui il pane e i vegetali). Nel gatto, invece, questo gene non è espresso.
Il cane non viene definito, al contrario del gatto, un carnivoro stretto, ma un carnivoro opportunista: un animale che si è adattato ad un’alimentazione che non si basava solamente su carne e pesce, ma anche su verdure e cereali: proprio come l’uomo. Nel gatto, questo cambiamento, non è mai avvenuto.
I cani e gatti non sono onnivori come l’uomo, ma sono appunto carnivori.
L’organismo di un onnivoro è in grado di sfruttare in modo efficiente anche i principi nutritivi di origine vegetale. I carnivori sono animali che ricavano il glucosio (ovvero la fonte di energia/la benzina degli organismi viventi) prevalentemente da proteine e in particolare dalle proteine animali che sono ricche di amminoacidi gluconeogenetici.
Alla luce di questa importante differenza tra carnivori e onnivori è importante prestare attenzione alla diversa composizione delle proteine di origine animale e di quelle di origine vegetale.
La qualità delle proteine viene definita come valore biologico, ovvero un valore che viene dato sulla base della composizione in amminoacidi essenziali, ossia quegli amminoacidi che devono essere introdotti con la dieta perché l’organismo non è in grado di sintetizzarli.
Un alimento è detto ad elevato valore biologico se contiene tutti gli amminoacidi essenziali nelle giuste quantità (come le proteine dalla carne e dal pesce), mentre un alimento viene definito a basso valore biologico se non contiene tutti gli amminoacidi essenziali o non li contiene nelle giuste quantità, come appunto le proteine di origine vegetale.
Gli amminoacidi essenziali sono fondamentali per il funzionamento di moltissime funzioni biologiche vitali dell’animale.
Un altro aspetto da tenere in considerazione in termini di composizione amminoacidica delle proteine riguarda proprio la maggiore o minore presenza di amminoacidi gluconeogenetici, i quali sono da considerarsi fondamentali perché possono essere utilizzati per fornire energia all’organismo dopo essere stati trasformati in glucosio: le proteine di origine animale, infatti, contengono tale tipologia di amminoacidi in quantità maggiore rispetto a quelle di origine vegetale.
Esistono poi dei nutrienti quali la vitamina A, B12, l’acido arachidonico e la taurina che sono presenti esclusivamente negli alimenti di origine animale e sono fondamentali per i cani e i gatti. Una carenza di questi nutrienti potrebbe portare a conseguenze anche molto gravi.
Un’altra questione di cui tenere conto quando pensiamo di utilizzare esclusivamente fonti proteiche vegetali per i nostri animali riguarda il problema legato al contenuto di fibra, il quale potrebbe ridurre la digeribilità delle proteine stesse oltre che condizionare negativamente la motilità gastrointestinale. Troppa fibra potrebbe addirittura ridurre l’assorbimento di alcuni minerali.
Infine, come ribadito sopra, un aspetto da non dimenticare assolutamente è che soprattutto per i gatti una dieta vegana potrebbe portare ad una carenza di taurina, un amminoacido essenziale fondamentale per alcune funzioni vitali dell’animale quali la vista, lo sviluppo cerebrale e la riproduzione. La maggiore concentrazione di taurina si riscontra in fonti di origine animale (è curioso notare come proprio la carne di topo ne sia ricca).
Ultimo e non meno importante aspetto da considerare è la questione etologica. Che impatto avrebbe, a livello comportamentale, somministrare esclusivamente fonti di cibo di origine vegetale a dei carnivori?
Si dice “l’alimentazione è la miglior medicina” e questo vale anche per i nostri amici a quattro zampe: la salute passa anche, ma soprattutto, dalla loro ciotola.